Sarah Cooperativa Sociale

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La storia della vita di una famiglia è ricca di dinamiche complesse. Soprattutto nelle famiglie costellate da fragilità. Ne abbiamo parlato con Kira Pellegrini, presidente di una associazione di familiari con pazienti in ambito di salute mentale; dalla sua esperienza, come madre e come insegnante, uno stralcio di una sua riflessione. Pillole di saggezza.

Cari genitori, fra le tante preoccupazioni che ogni giorno dovete affrontare quella per il benessere dei vostri figli è sicuramente una costante. Sapete che le attuali restrizioni minano le loro energie e la fiducia nel futuro.

Probabilmente vi sentite disarmati e il non sapere come aiutarli ad affrontare qualcosa di così pervasivo vi crea ulteriore disagio. Questo è il tempo che ci è dato di vivere ma le risorse che possiamo attivare in questa situazione di costrizione e isolamento sono proprio lì, a portata di mano: siete voi stessi e loro, i vostri figli.

Che cosa può fare la famiglia? Talvolta si tende a dare consigli o a criticare comportamenti . Questo, però, accentua la frustrazione e aumenta la distanza e l’incomunicabilità. È molto più proficuo regalare e regalarsi tempo di qualità per l’ascolto empatico: cogliere anche il messaggio del linguaggio non verbale, degli scatti di rabbia,dei silenzi prolungati. Facile? Certamente no, ma cambiando atteggiamento e prospettiva lo diventerà.

Serve uno sguardo attento, premuroso e determinato. Bisogna evitare i consigli troppo paternalistici (io so più di te) ed evitare domande troppo invadenti. L’ascolto empatico è vincente: autorevole ma non autoritario, l’intuizione e l’affetto vi guideranno. C’è un altro ingrediente vincente: rivelare qualcosa di sé, delle proprie paure. Anche qui con il giusto equilibrio. I vostri figli hanno risorse personali, passioni, abilità, capacità di reagire e, se riuscirete ad aiutarli a farle emergere, anche voi scoprirete le vostre e starete meglio. È questa la magìa di un colloquio alla pari. Confidarsi e dedicarsi attenzione dà conforto e ridimensiona ansie e paure. Anche i più piccoli sanno essere saggi e attenti.

Un esempio personale. Quando mio figlio era piccolo e aveva avuto una giornata che a lui sembrava tutta nera e ne riviveva tutte le negatività cercavo un modo di tranquillizzarlo e cominciai proponendo un gioco prima di dormire: «Fammi una lista di dieci cose anche piccolissime che oggi ti hanno fatto stare un po’ meglio. Bada, però, che non possono essere meno di dieci: di più sì, ma non di meno». All’inizio era difficile e bisognava spronarlo ma poi ci provava gusto ed era soddisfatto quando arrivava a dieci e l’entusiasmo cresceva portandolo a trovare ancora altre cose positive. Alla fine concludeva, con una risata liberatoria: «Però, la giornata non è andata mica così male!». Lui si addormentava e io ero sollevata e più serena.

È un gioco che abbiamo continuato a fare per anni e ci ha reso complici nella ricerca e apprezzamento degli aspetti semplici della vita: il sorriso di un amico, una telefonata inaspettata, una bella risata. E poi ho usato questa tecnica anche per me stessa e vi assicuro che funziona: si apprezza di più questo meraviglioso e misterioso dono che è la vita.

Se la famiglia è numerosa sedersi in circolo e seguire il rituale di ascoltare tutti, accettando anche i silenzi, sprigiona nuova energia e crea empatia: proietta lo sguardo fuori di sé verso l’altro. La ventennale attività di socializzazione della nostra associazione, dove le difficoltà psichiche possono essere pesanti, ci ha insegnato molto. Ci sediamo in circolo e ognuno sa che sarà ascoltato senza essere giudicato.

Dare un po’ di sé è indispensabile.

Il dialogo deve essere alla pari, senza però trascurare l’autorevolezza del ruolo di genitore che dà sicurezza anche verso il futuro: sempre il giusto equilibrio!

Kira Pellegrini - Presidente dell'Associazione "Oltre l'orizzonte" contro il disagio psichico